Un viaggio per le sedi italiane del Gruppo IED attraverso i concept di undici talenti che presentano le proprie capsule collection uomo, donna e genderless.
Niccolò Artibani – Dressmaking Surgery indaga l’aspetto preoccupante che si cela dietro l’attrazione insaziabile nei confronti di un’ideale di perfezione. La collezione, caratterizzata da tagli e trasformazioni, stabilisce un parallelismo tra moda e chirurgia che dal greco “kheirūrgía”si traduce con: “operazione a mano”. La mano che interviene come quella di un chirurgo sull’abito anziché sul corpo.
Carolina Aru – ūnus rappresenta un percorso soggettivo dell’individuo che parte dal suo subconscio (immateriale e astratto), per poi prendere consapevolezza di quello che sta’ al suo esterno: il corpo (materia tangibile). La collezione rappresenta questo percorso come un’evoluzione, costituito da capi destrutturati a capi con linee pulite e definite.
Lorenzo Attanasio – Collateral Beauty concetto ausiliario e rieducativo utilizzato per quelle personalità che hanno subito un trauma, vissuto situazioni di profondo ed estremo dolore. La collezione esprime l’insieme creativo di queste personalità, la voce interiore emerge creando nuovi sottospazi e si dirama creando connessioni attraverso contaminazioni diverse.
Alessandro Bonini – PER_SON_A affronta il concetto del ricordo, le vecchie foto sono ciò che di tangibile ci resta dei ricordi. Tale consapevolezza porta una nostalgia che rimane in forma bidimensionale. Questo concetto viene tradotto in collezione attraverso stratificazioni di diversi materiali, sensazioni e trasparenze.
Gaia Ceglie – Deformiter la collezione propone la ridefinizione del concetto di identità attraverso un’eccessiva stratificazione di tessuti, volumi esagerati e il progressivo annullamento della silhouette. Una collezione no gender in cui il corpo si fa concetto e decide di far parlare la nostalgia che nascondeva da tempo.
Riccardo Cotta / Matteo Majorana – Helter Kobayashi la collezione si sviluppa a partire da un personaggio fittizio che attraversa una serie di vicissitudini che lo aiutano a comprendere concetti diversi quali: pregiudizi, stereotipi, dualismo personale e maschere apparenti, messi in discussione dai codici estetici della società contemporanea.
Luca De Prà – Dividit collezione ispirata a “Il Visconte dimezzato” di Italo Calvino in cui il Visconte si divide in una moltitudine di parti, e ognuno di esso prende vita. La collezione comprende capi d’abbigliamento basati su secoli di ricerca modellistica come soprabiti, camicie e gonne a crinolina sapientemente studiati, enfatizzati e migliorati al fine di trasformare un capo personale in un oggetto affettivo da indossare e da conservare.
Alessandra Gasparroni – Claustrophobia si concentra sul tema delle costrizioni, limitazioni imposte alla volontà individuale, il cui principale elemento chiave è percepire la propria libertà come limitata. La collezione unisce le parole “costrizione” e “libertà” attraverso sensazioni di pieni e di vuoti: stratificazioni e manipolazioni, creano un senso di soffocamento, di pesantezza; mentre capi basici, più leggeri, con la predominanza del bianco, creano sensazioni di sollievo e di leggerezza.
Giovanni Marchetti – Let me sleep collezione dai tratti onirici, un percorso intenso, multiforme ed eclettico, l’incrocio perfetto tra realtà e allucinazione. Essa si compone attraverso tessuti trasparenti, come pelli e gommati, i quali mostrano la realtà canonica che abita in ognuno di noi. Le imbottiture comfort e le stampe vivide dai caratteri optical mostrano il corpo nel suo processo conoscitivo ed espansivo.
Maria Eleonora Pignata – Akhet. Distruggi e rinasci. La collezione racconta la coesistenza di queste due pulsioni. Tutto è un equilibrio tra gli opposti: il disordine dell’incompletezza del capo e l’ordine delle forme rigide del design minimalista. Anche la cartella colori, tra pigmenti naturali e toni scuri, crea una coralità di contrasti visivi in perfetta.